domenica 20 gennaio 2013

Luftloch

Ieri uscita alla Luftloch; "sull'Altopiano di Asiago?", "No! nel Carso triestino!"
Nonostante il nome di richiamo cimbro, l'ingresso si trova nelle vicinanze dell'Abisso di Trebiciano.
Ritrovo consueto alla pasticceria di Basovizza con Giorgia di Gorizia (così ha imparato uno dei luoghi storici di ritrovo degli speleo, prima di andare in grotta) ed il "padrone di casa" Marco Restaino, della Società Adriatica di Speleologia, che ci ha fatto la corte affinchè venissimo a fotografare la "sua" grotticella.
E non stiamo mica parlando di uno speleo ed una grotta qualunque! Essi sono stati tra i protagonisti del documentario "Alla ricerca del fiume nascosto" diretto da Tullio Bernabei. "E no 'ndemo a fotografar dò star dea speleo mondiae? Eh sì, ciò!" ;-)
La storia di questa grotta e dei protagonisti che ci hanno lavorato finora ha dell'incredibile! Consiglio a tutti di andarla a leggere sul sito della Società Adriatica di Speleologia. E' l'inseguimento dell'aria generata dalle piene del mitico fiume Timavo che scorre lì sotto. E' il lavoro di due giovani ostinati nel realizzare il sogno di ogni speleologo triestino: raggiungere il fiume carsico per eccellenza.
All'uscita, le ombrelle sono state veramente utili! - Il "padrone di casa": Marco Restaino 

Tempo da lupi: hanno chiamato pioggia tutto il giorno. In Carso ci sono consistenti residui di neve caduta ad inizio settimana. Ci cambiamo nella casa della SAS vicino all'Abisso di Trebiciano e ci avviamo verso l'ingresso, graziati dalla pioggia. Sul bordo della dolina c'è un generatore di corrente che alimenta un ventilatore che per tutta la giornata di sabato ha aspirato aria dal fondo. In questa grotta c'è il problema della carenza di ossigeno e bisogna forzare artificialmente il ricircolo dell'aria, dato che questo non avviene naturalmente. Per farci stare tranquilli, il ventilatore resterà acceso anche durante tutto il tempo della nostra visita.
L'ingresso è abbastanza tipico: una bella botola sul fondo di una dolina: affascinante! Un bel tubone rosso esce dalla botola ed espelle l'aria dal fondo della grotta a circa -250. Il tubo ci farà compagnia durante tutto il percorso e quindi ce lo ritroveremo in quasi tutte le fotografie fatte.
Si inizia a scendere i primi 20m in un tombino rivestito di blocchi quadrati di cemento. Poi su scalette costantemente a fianco di una frana puntellata da tubi innocenti e reti elettrosaldate; così per altri -30m; impressionante il lavoro che hanno fatto. PAZZI! E noi non siamo da meno a venire qui!
Marco Restaino contempla l'opera di messa in sicurezza dello scavo

Finalmente a -50 circa comincia la grotta naturale. Marco ci lascia perchè è convalescente dalla rottura di un paio di dita (altra storia che meriterebbe di essere ascoltata e che va ad alimentare il mito del personaggio con cui abbiamo a che fare) e torna fuori ad aspettarci all'ora prestabilita.
Inizia ora una continua sequenza di pozzi che velocemente porta al fondo. Non ci sono le condizioni per fare molte fotografie perchè oggi c'è molto stillicidio e Sandro non se la sente di tirare fuori cavalletto e macchina restando appeso ai frazionamenti mentre tutti restano fermi a bagnarsi.
Tiriamo qualche porko già da subito con le anse delle corde troppo corte con cui spesso non si riesce a fare la chiave alla partenza dei pozzi. Naturalmente, per non sfatare la tradizione del mitico "armo alla triestina", questa volta i moschettoni avevano la ghiera, ma era bloccata in posizione aperta e non si riusciva a chiuderla!
Giorgia e Ben (un nuovo speleo-amico francese che vive a TS) sono la coppia di punta e solo loro arrivano al fondo per visionare la zona di scavo. Sandro ed Alberto si fermano due pozzetti prima (evitandosi una fastidiosa doccia) perchè, a livello fotografico, la grotta non dice più nulla; molto fangosa (le piene del Timavo fanno salire i livelli fino a qui) ed ambienti poco larghi che possono essere documentati tranquillamente con una macchina compatta.
P55 dalla finestra laterale - Base del P50

Iniziamo a risalire con molta calma, stando attenti a non toccare sassi e macigni che sembrano attaccati solo con la melma. Purtroppo la Simona si becca un bel sasso sulla spalla (per fortuna arrivato di piatto e non di taglio) e la Giorgia si vede passare a fianco un enorme blocco, staccatosi da solo, e precipitato dove lei si trovava trenta secondi prima!
Facciamo foto dove possibile e dopo cinque ore siamo fuori. Tutti sono d'accordo nel dire che la parte più faticosa sono state le scalette ed i pioli della zona artificiale che, spesso e volentieri, erano pure leggermente strapiombanti.
Belli smerdati di fango, ci facciamo la foto di gruppo in un magico scenario nivo-nebbioso e poi si scatena il diluvio! Per fortuna possiamo cambiarci nella casetta della SAS e per fortuna siamo arrivati in macchina fino a qui!

S-TEAM di oggi, da sinistra: Sandro, Ben, Donato, Lara, Simona, Giorgia, Alberto

Conclusione in bellezza all'agriturismo Milich dove non riusciamo a capacitarci come una speleo (la Giorgia) possa essere vegetariana e restare impassibile a tavola assieme a dei famelici divoratori di carni e salumi! Bah?! I misteri della speleologia sono infiniti ....
San


Le riprese video:



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